sabato 8 ottobre 2016

La Chiesa della Martorana o Santa Maria dell’Ammiraglio - Palermo (Sicilia)


La chiesa della Martorana, conosciuta anche con il nome di Santa Maria dell’Ammiraglio, sorge di fianco alla chiesa di San Cataldo nella piazza Bellini di Palermo ed è uno dei monumenti sacri più importanti e rinomati della città.


L’edificio, costruito in periodo normanno, risale precisamente al 1143: fu, infatti, realizzato da Giorgio d’Antiochia, ammiraglio di Ruggero II e dedicato alla Vergine Maria (da qui il nome).

Portale manieristico-barocco
La denominazione di Martorana deriva, invece, dal nome del convento al quale la chiesa fu donata nel 1433 dal sovrano Alfonso d’Aragona: il convento fu fondato da Eloisa Martorana e dal marito Goffredo nel 1194.

Un affresco della Martorana

Svetta in lontananza la torre campanaria a base quadrata, adagiata alla chiesa e posta di fronte al presbiterio della chiesa di San Cataldo. Risale al XIII secolo e presenta un insieme di elementi che la avvicinano allo stile gotico, con importanti influenze arabe: la base della torre costituisce l’ingresso alla chiesa e presenta delle aperture sovrastate da archi a sesto acuto sorrette da colonnine, mentre ai tre livelli superiori ripropone le medesime arcate che accolgono al loro interno, però, eleganti finestre bifore, cioè separate nel mezzo da una colonnina.



In origine la chiesa della Martorana era adibita al culto greco-ortodosso: la sua facciata è sobria, con un solo portale accompagnato da colonne in stile ionico nel primo ordine, mentre quello superiore ospita tre finestroni squadrati sovrastati da timpani; la facciata sembra rimasta incompleta, in quanto mancante del terzo ordine il quale generalmente presenta la forma a cuspide, a indicare la tendenza della chiesa a spingersi verso l’alto e verso Dio.

Per quanto concerne l’interno, bisogna ricordare i molteplici stravolgimenti architettonici che la chiesa ha subito nel corso dei secoli: quello principale ha visto il passaggio dalla pianta a croce greca a quella a croce latina, con l’aggiunta delle navate laterali (1588); l’originaria abside semicircolare venne sostituita nel XVII secolo con una di forma quadrata, opera di Paolo Amato; mentre l’intera struttura subì gli influssi del periodo barocco del XIX secolo.


Pianta della Chiesa
 Il contrasto con l’esterno è molto forte: all’apparente povertà e semplicità della facciata si contrappone lo sfarzo e lo scintillio interno delle arcate e del soffitto, interamente rivestiti da splendidi mosaici di scuola arabo-normanna.


Questo tema decorativo è formato da tasselli d’oro, risalenti al 1150 circa, che si estendono, soprattutto, lungo la parte superiore della chiesa: le arcate, la cupola, le absidi e le pareti laterali rappresentano, in questo modo, personaggi illustri ed episodi tratti dalla Bibbia. I più importanti e preziosi riguardano l’Incoronazione di Ruggero II consacrata da Cristo. Tutt’intorno sono presenti quattro figure che rappresentano gli arcangeli, oltre i patriarchi, gli evangelisti e tutti gli apostoli.


Il fulcro di tutta la composizione è il “Cristo assiso benedicente“, sulla sommità della cupola, con il mondo ai piedi e, distribuiti sulla volta della calotta, quattro angeli prostrati in atto di adorazione; alla base della cupola un fregio in legno di abete, scoperto nel 1871, reca un’iscrizione dipinta in bianco su fondo turchino, il cui testo, eccezionale esempio di convivenza tra culture diverse, comprende un inno della liturgia bizantina (il sanctus con Osanna e Gloria ) tradotto in arabo, la lingua madre di Giorgio d’Antiochia.


Cristo benedicente e quattro angeli, sulla cupola
All’interno della chiesa sono, poi, presenti elementi marcatamente atipici, come una incisione in arabo lungo tutta la parte emisferica della cupola recante un significato cristiano.
Ancora, i mosaici che raffigurano l’Ammiraglio Giorgio Antiocheno ai piedi di Maria, che rappresenta la benedizione ricevuta dalla Vergine Maria.


Interventi barocchi sono stati effettuati tra il 1870 e il 1873 da Giuseppe Patricolo che ha svecchiato l’interno della chiesa attraverso la rimozione dei rivestimenti marmorei delle pareti risalenti al Settecento e ha ricostruito la facciata secondo i canoni del tempo.


Il tempio ospita, poi, gli affreschi settecenteschi del pittore Guglielmo Borremans, il ritratto della Maria del Rosario di Zoppo di Ganci, e le decorazioni delle volte degli artisti Olivio Sozzi e Antonino Grano.
Una curiosità legata alla chiesa: questa ha dato il nome a dei dolci tipici del palermitano, la frutta martorana, realizzati per la prima volta nel XIX secolo dalle suore del convento della Martorana, le quali utilizzarono preparati a base di marzapane e gli conferirono la forma di frutti.

Frutta di martorana
I riti liturgici, le cerimonie nuziali, il battesimo e le festività religiose della parrocchia di San Nicolò dei Greci seguono il calendario bizantino e la tradizione albanese delle comunità dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.


Le lingue liturgiche utilizzate sono il greco antico (come di tradizione, che nacque per unificare sotto un'unica lingua di comprensione tutti i popoli della chiesa d'Oriente) o l'albanese (la lingua madre della comunità parrocchiale). Non è raro qui sentire parlare abitualmente i papàdhes e i fedeli in lingua albanese, la lingua, infatti, è il principale elemento che li identifica in una specifica appartenenza etnica.

La Natività
Qualche fanciulla di Piana degli Albanesi si sposa ancora indossando il ricco abito nuziale della tradizione albanese e la cerimonia del matrimonio (martesa) conserva tutti gli elementi della tradizione ortodossa.

Matrimonio nella Chiesa della Martorana
Una festa particolare per la popolazione arbëreshe è la Teofania o Benedizione delle acque il 6 gennaio (Ujët e pagëzuam); la festa più importante è la Pasqua (Pashkët), con i riti orientali di forte spiritualità della Settimana Santa (Java e Madhe) e il canto del Christos anesti-Krishti u ngjall (Cristo è risorto). Il 6 dicembre ricorre la festa di San Nicola di Mira (Dita e Shën Kollit).
Dal 3 luglio 2015 fa parte del patrimonio dell'umanità (Unesco) nell'ambito dell'"Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale".

L'altare della Martorana