martedì 23 agosto 2016

“La città dell’acqua”. I sotterranei di Fontana di Trevi


Nel 1999, a pochi metri da Fontana di Trevi, i lavori per la realizzazione di una nuova sala cinematografica (la Sala Trevi, intitolata ad Alberto Sordi), hanno offerto l’occasione per una fortunata campagna di scavo.


Le ricerche, condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Roma con la direzione scientifica di Claudio Moccheggiani Carpano, si sono svolte tra il 1999 ed il 2001 grazie alla disponibilità offerta dal Gruppo Cremonini, società proprietaria dell’immobile e committente dei lavori.


Le indagini, estese per una superficie complessiva di 350 mq ed una profondità massima di 9 m, hanno rimesso in luce un complesso edilizio di età imperiale, testimonianza dell’antico tessuto urbanistico della città.

Sottoscala dell'insula neroniana
Il progetto di piena valorizzazione del sito ha posto le premesse per la sua fruizione costante da parte del pubblico e rappresenta un vero e proprio modello di sinergia fra pubblica amministrazione e impresa privata.

Cavaedium
I rinvenimenti sono riferibili ad un caseggiato (insula) edificato unitariamente ma articolato in due edifici indipendenti. Questo complesso abitativo destinato alla residenza intensiva venne successivamente trasformato, intorno alla metà del IV secolo, in una lussuosa residenza signorile (domus). Nell’ambito della suddivisione amministrativa della città in quattordici regioni voluta da Augusto, l’area del Vicus Caprarius era compresa nella VII regio via Lata.


In particolare gli edifici messi in luce sorgevano lungo il tratto urbano dell’antica via Salaria vetus che, nel tratto corrispondente alle attuali via di San Vincenzo e via dei Lucchesi, assumeva la denominazione di Vicus Caprarius (probabilmente in relazione alla presenza di una aedicula Capraria, luogo di culto dedicato a Iuno Caprotina).

L’acqua è senza dubbio l’elemento che caratterizza maggiormente il Vicus Caprarius, ed il termine “Città dell’Acqua”, usato correntemente per definire il sito, è dovuto proprio alla sua presenza (sgorga dal sottosuolo e filtra attraverso le antiche murature in opera laterizia) ed alla funzione di alcune delle strutture portate alla luce. Dopo l’anno 123 d.C., infatti, una parte dell’edificio venne trasformata in un grande serbatoio idrico, con capacità stimabile in circa 150.000 litri, da identificarsi con un serbatoio di distribuzione dell’Acquedotto Vergine.

Acquedotto Vergine
 Nelle tre sezioni dell’Antiquarium, l’esposizione dei materiali rinvenuti durante lo scavo (tra cui il celebre volto di Alessandro helios) integra la visita e la comprensione delle strutture. Grazie allo studio dei materiali, infatti, per gli archeologi è stato possibile ricostruire la continuità d’utilizzo (dall’epoca romana fino ai giorni nostri) e le trasformazioni che hanno caratterizzato gli spazi nel corso dei secoli. In un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo il visitatore potrà toccare con mano la millenaria stratificazione di Roma, osservando le testimonianze archeologiche dei grandi eventi che hanno caratterizzato la storia della città.

Alessandro Helios
Statua della Città dell'Acqua
Anfore rinvenute nella Città dell'Acqua
Tesoretto in monete di bronzo

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