La Porcellana di Meissen o anche "Porcellana di Dresda" è stata uno dei primi esempi europei di produzione della porcellana, per tipo e modalità tecniche realizzative, sviluppata dal 1708 da Ehrenfried Walther von Tschirnhaus e dal suo aiutante Johann Friedrich Böttger, che ebbe il merito di introdurre i pezzi sul mercato.
Ehrenfried Walther von Tschirnhaus |
Presto la manifattura di Meissen affiancò alla produzione di raffinate stoviglie (piatti, zuppiere, ciotole…) quella di figurine in porcellana, ispirate a quelle in zucchero che decoravano le tavole imbandite della nobiltà tedesca.
Sono proprio queste figure, la produzione più accattivante della manifattura, a essere ricercate dai collezionisti di tutto il mondo. Il loro valore è ovviamente legato all’epoca di produzione, ma poiché i pezzi non sono datati e gli stessi modelli furono utilizzati a più riprese è difficile fare distinzioni precise, in particolare tra la produzione settecentesca e quelle posteriori.
Il primo periodo è legato alla produzione realizzata sotto la guida di Johann Joachim Kandler, dal 1731 al 1774: egli puntò sul trionfo delle forme, in pieno spirito barocco e rococò. Invece, la successiva direzione di Camillo Marcolini (1774-1813) fu tutta improntata alle linee più semplici del neoclassismo.
I modelli rappresentati erano i membri della corte o i personaggi della Commedia dell’Arte. Furono poi aggiunti popolani in costume tipico, scene pastorali e mitologiche, cineserie, animali e soggetti tratti dalle stampe in serie Cries of London e Cries of Paris (raffiguranti spaccati di vita popolare cittadina).
La popolarità dei modelli e della produzione di Meissen era soggetta alle mode: se nei primi anni le figurine cinesi erano molto popolari, seguite dai personaggi della Commedia dell’Arte, con il cambio di secolo fecero la loro comparsa figure mitologiche e gruppi allegorici. Infine, alla fine dell’Ottocento, si registrarono un forte revival rococò e poi le prime prove Art Nouveau.
Vaso di porcellana - fine '800 |
Un aiuto può venire dall’esame del marchio: le spade incrociate (dallo stemma della Sassonia), cui si affiancano di volta in volta segni o lettere.
Gli esemplari settecenteschi spesso presentano alcune crepe dovute al processo di cottura: queste non vanno confuse con rotture restaurate, ma sono dovute al processo di essiccazione e cottura che faceva contrarre ogni modello di circa il 20%. Con il progresso tecnologico questi difetti furono eliminati ed è molto raro vedere simili difetti nei pezzi prodotti successivamente. Lo stesso vale per la vetrina: nel Settecento è più soggetta alla presenza di tracce di cottura (punti neri, bollicine) ed altre mancanze; nell’Ottocento è meglio distribuita e priva di imperfezioni.
Le prime figure prodotte a Meissen poggiano su una semplice base, con fiori applicati, anche se a partire dal 1740 furono introdotte delle volute rococò. Il fondo è di solito piatto e privo di vetrina: un valido indicatore è l’assenza di vetrina anche a filo dei bordi della base. Le basi del periodo neoclassico imitano il marmo oppure sono circolari con una fascia decorativa alla greca; quelle successive sono una caricata riproposizione di quelle dei periodi precedenti, oltre ad essere cave e invetriate.
Sebbene i volti di Kandler appaiano piuttosto severi, le tonalità di colore sono molto vive e brillanti, le pennellate ampie e ben delineate, le figure sono dettagliate e, se in gruppo, sono modellate separatamente per poi essere unite.
Le figure del periodo Marcolini sono modellate in maniera rigida: i colori seguono le tonalità pastello sono applicate a larghe pennellate su figure classiche, mentre su quelle contemporanee piccoli fiorellini appaiono sugli abiti. I modelli del XIX secolo perdono vitalità e i colori sono piuttosto slavati. Poiché le prime figurine andavano collocate su tavoli, la decorazione e il modellato erano a tutto tondo; gli esemplari successivi, predisposti per essere collocati in vetrine, furono meno curati sul retro.
Meissen è una località situata vicino a Dresda e da quel momento ha attratto vari artisti ed artigiani. Nel 1720 è stato introdotto un marchio di fabbrica, per proteggere e garantire la produzione, che influenzò notevolmente l'intera produzione europea.
Meissen - Vista panoramica |
Artista al lavoro |
In Europa, invece, agli inizi del Settecento, Böttger credette di aver risolto il sogno antico degli alchimisti, ossia la trasformazione di materiali grezzi in oro. Quando il regnante di Sassonia venne a conoscenza di questo progetto, invitò Böttger a concretizzare presso la sua corte il suo metodo aureo di conversione, che però non produsse i risultati sperati.
Contemporaneamente, Tschirnhaus, matematico e scienziato, iniziò ad effettuare esperimenti con il vetro, quindi ebbe l'occasione di conoscere Böttger e di stringere con lui un rapporto di collaborazione. Alla morte di Tschirnhaus, il suo socio continuò l'attività e il primo laboratorio e la "Real Fabbrica di Porcellane" furono istituiti nel 1710, dentro il castello di Albrechtsburg di proprietà del regnante di Meissen, per realizzare porcellana dura. Nel 1861, essa venne spostata a Triebisch, nella valle di Meissen, dove la sede ufficiale della fabbrica di porcellane di Meissen si trova tutt'oggi.
Il primo tipo di porcellana prodotto prese spunto da modelli cinesi e da figure d'argento barocche. Successivamente vennero introdotte le decorazioni di oro e incrementate le colorazioni dei prodotti, il cui soggetto tendeva a raffigurare scene prese dal mondo animale, dalla natura, dalla vita portuale, dalla produzione orientale, giapponese (Arita porcelain) e indiana.
Nel corso degli anni lo stile delle porcellane mutò, passando da una tendenza rococo a una neoclassica, grazie al contributo del modelmaster Michel-Victor Acier proveniente dalla Francia. Originali e inedite furono le produzioni di pittura su porcellana, ad opera di Horoldt.
La produzione di porcellane è proseguita nel corso dei secoli, pur tra molte difficoltà e vari cambi di rotta, come quello avvenuto nel periodo dell'appartenenza al blocco sovietico. Attualmente è lo stato della Sassonia a dirigere l'attività artistica e commerciale.
Bruce Chatwin, nel suo romanzo "Utz" (1988), dedica gran parte del romanzo a digressioni storiche e aneddoti sulla porcellana di Meissen. Il protagonista infatti ne è un accanito collezionista e solo raramente cede nel possedere altri tipi di porcellana.